Questo incontro organizzato dall’Associazione Il Bucaneve a cui ha partecipato come esperta la nostra Presidente Patrizia Cappelletto, ha cercato di dare dei consigli pratici per fronteggiare questi eventi.
Un sabato mattina speciale in cui è stato possibile, confrontarsi con esperti del settore, sulla difficoltà di vivere in armonia questo periodo dell’anno che ci impone riunioni conviviali con familiari spesso “sconosciuti”.
Sappiamo bene, come sia facile innescare tensioni e crisi, quando ci avventuriamo nel territorio paludoso dell’alimentazione, ancor di più come l’abbondanza di cibo in tavola possa provocare scontri verbali e pianti irrefrenabili, e se a tutto questo, aggiungiamo i “possibili commenti fuori luogo” che spesso arrivano dai parenti inconsapevoli del danno possibile e …la festa è fatta!!!
La nostra meravigliosa volontaria Mariella Rinaldi ha sintetizzato quanto è emerso dal dibatto online, pensiamo importante riproporvelo nella speranza che possa essere utile.
«La malattia era presente come se fosse un ulteriore commensale, un ospite indesiderato.»
«Spostare l’attenzione dal piatto agli occhi.»
«Evitare i complimenti, tipo “ti trovo molto bene”, perché fanno ancor più male dei giudizi.»
«Non cambiare le nostre abitudini, perché i familiari hanno il diritto e il dovere di continuare la propria vita serenamente, anche per dare un messaggio a chi soffre di DCA.»
«Il grande problema, universale, delle feste è quello di gestire le relazioni. Il cibo è l’epifenomeno… Occorre non enfatizzare troppo la parte alimentare; piuttosto, dare spazio a quella relazionale.»
«Seguire le indicazioni dei nutrizionisti è importante; le “programmazioni”s17ui pasti date alla propria figlia debbono diventare patrimonio della famiglia e costituiscono una cornice rassicurativa.
Conviene sempre invitare ad attenersi alle prescrizioni ed evitare gli sgarri, perché chi sgarra, se soffre di DCA, successivamente tende a punirsi.»
«L’enfasi sul cibo nelle festività natalizie è legato al fatto che queste sono spesso legate all’idea della felicità. Le festività natalizie diventano festività della felicità. Il discorso non regge se, a tavola, c’è qualcuno che sta combattendo una lotta interna: per citare Paola Bianchini, questa atmosfera è la peggior tortura per chi soffre di un DCA. Occorre concentrarsi sullo stare insieme.»
«Io non userei la parola “compromissione” per quanto concerne l’affrontare le festività. Occorre essere concreti: da parte dei genitori, invitare le persone più adatte, quelle che riescono a mettere a proprio agio le persone che soffrono di un DCA. Faccio un esempio: se uno ha il figlio cocainomane, sarebbe sconveniente inviare qualcuno con tendenze alla cocainomania… Dunque, non “compromissione”ma “concretezza”.»
«Non è consigliabile informare gli altri commensali della presenza di una persona che soffre di DCA, perché in questo modo si dà per scontato che gli altri sappiano di che si sta parlando. Si rischia di cadere nella superficialità e nei falsi miti.»
«Il problema alimentare è spesso soltanto la punta dell’iceberg: non è semplicemente un problema di cibo-corpo-peso, che sono argomenti trigger per chi ha già una situazione di fragilità.»
«Si può parlare di tante altre cose. Dare spazio al dialogo.»
«Compromesso: fare in modo che tutti stiano sufficientemente bene in una determinata situazione. (Immagine di Winnicot con la madre troppo buona.)»
«Non assecondare la malattia: come sosteneva LDR, evitare di far mangiare prima/dopo…»
«Riscoprire lo stare insieme: fare un pupazzo di neve, una maratona di film, etc.»
«È difficile gestire l’aggressività, tanto più in un contesto allargato come quello delle feste. Ripensando ai tanti errori da me commessi, credo sia il caso non cercare di arrestare quello sfogo, ma cercare di accoglierlo, anche con un abbraccio, un momento intimo con la propria figlia.»
«Si dice spesso “Natale con i tuoi”: i “tuoi” dovrebbero essere persone con le quali non si mette la propria figlia allo sbaraglio, con le quali non si avverta la necessità di nascondere una situazione delicata quale può essere un DCA, come potrebbe essere un diabete o un tumore…»
«Dobbiamo sempre ricordarci che la valvola di sfogo di tutta un’angoscia spesso è il cibo. Purtroppo, quando facciamo un complimento sull’aspetto fisico, il fare degli apprezzamenti sulle forme corporee è un qualche cosa di devastante. Chi soffre di DCA si vede diverso da come si è in realtà, c’è una distorsione che cozza con tutti i possibili apprezzamenti fatti, che possono essere deleteri e destabilizzanti anche per chi non ha un DCA.» «Rispetto ai parenti, alle persone da invitare, etc., occorre render partecipi le persone di quanto il proprio figlio sta attraversando. Io non vorrei che i miei figli parlino di me, come madre, davanti agli altri.»
«Solitamente le famiglie che hanno attraversato o attraversano, più o meno direttamente, un disturbo alimentare ricevono un supporto terapeutico, ed è prerogativa di tale supporto informare e sensibilizzare. Come diceva Basaglia, la malattia mentale è ovunque, ed è questo il messaggio che deve esser dato ai familiari, compresi i fratelli di chi sta soffrendo.»
«Il consiglio, al di là dell’occasione particolare che è il Natale, è quello di rompere il silenzio intorno alla malattia, il che è un po’ lo scopo delle nostre Associazioni.È difficile non parlare della malattia; piuttosto, occorre Preparare prima le persone, inquadrando eventuali comportamenti insoliti entro la influenza esercitata dalla malattia.»
«Le persone che soffrono di un DCA spesso risentono moltissimo del confronto, risentono di un’attenzione diversa rivolta agli altri: per questo stesso motivo, è necessario coinvolgere anche gli altri informandoli di queste dinamiche.»
«Tener presente che la persona che soffre di un DCA conserva pur sempre una propria identità. Continuare a dire “Ti voglio bene”,nonostante tutto, è fondamentale.» «Ricostruire l’atmosfera natalizia, le risate, e non farle sconfiggere dalla malattia. I miei ricordi più belli del Natale non sono legati alle infinite tavolate di cibo, bensì ai bei momenti.»